Volti e diluvi

Volti e diluvi

INAUGURAZIONE 9 APRILE 2022 ORE 11,00

VASCO BENDINI: Volti e diluvi.
Opere della collezione di Palazzo Collicola
a cura di Lorenzo Fiorucci
Palazzo Collicola, Spoleto
9 aprile 2022– 29 maggio 2022

Volti e diluvi. Opere della collezione di Palazzo Collicola è una mostra personale in omaggio
ai cento anni della nascita di un artista, che con la sua arte ha segnato le sorti di buona
parte dello sviluppo pittorico italiano dal dopoguerra fino ai primi anni duemila. Vasco
Bendini (Bologna 1922- Roma 2015), seppure Emiliano d’origine e molti anni vissuti a
Roma, era particolarmente legato a Spoleto grazie all’amicizia con Bruno Toscano,
maturata fin dai tempi del Premio Spoleto, che vinse in ben due occasioni (1955 – 1957), e
poi ancora coltivata nel tempo fino alla donazione di un nucleo consistente di opere, quasi
tutte degli anni Cinquanta, voluta da Vasco ed effettuata da Marcella Valentini Bendini, per
arricchire la galleria spoletina nel 1989. Un rapporto dunque importante, con la città e con il
suo museo, e che oggi intende rendergli omaggio riscoprendo quel gruppo di opere donate
dove compare anche l’unico esemplare superstite del ciclo dei Diluvi. Un percorso
espositivo a cura di Lorenzo Fiorucci, in cui le opere si alternano a documenti e analisi
critiche, in particolare di Francesco Arcangeli, primo sostenitore di Bendini oltre che
influente critico del gruppo di Spoleto. È infatti attraverso la teorizzazione dell’ultimo
naturalismo che si aprirà in Italia, già dal 1954, il dibattito attorno ad una giovane
generazione di artisti (in particolare Emiliani e Lombardi, ma anche gli Spoletini), in cui
Vasco Bendini è, assieme a Mattia Moreni, Ennio Morlotti ed altri, tra i protagonisti di questa
vicenda critica che apre ad una nuova visione dell’arte: esistenziale. Bendini che verso il
1950 “lotta con Masaccio”, come ricorda Arcangeli, subito dopo “inizia a riempire grandi
carte a pastello, di tempeste e diluvi: turbini che ricordiamo appena, spire agitate, neri che
crollano a valanga su sé stessi. Non ne resta più nulla: eppure l’abbandono a quella
isolatissima e quasi assurda anarchia era […] d’una schiettezza assoluta.” Di quei Diluvi
resta, come detto, l’unica testimonianza proprio a Spoleto, ma accanto a questa si
susseguono tele e carte di intenso afflato spirituale, scambiate al tempo per etera
astrazione, ma a riguardarle oggi permangono intense e delicate ombre di volti sottili,
oscillanti tra il ricordo dell’immagine e la visione quasi subcosciente, generate a piccoli
colpi. È la grammatica del tachisme informale che affiora e che restituisce queste immagini
con intensa emozione. Sono questi gli anni, dall’inizio dei ‘50 all’inizio dei ’60, con
un’appendice sugli anni Ottanta dove l’artista torna a reinterpretare alcuni dei temi iniziali
del suo ricco percorso artistico, che interessano la mostra spoletina alla quale si affianca la
pubblicazione del catalogo, offerto dall’editore Freemocco di Deruta, e che conterrà tra gli
altri contributi, un’intervista di Bruno Toscano.
Vasco Bendini (Bologna 27 febbraio 1922 – Roma 31 gennaio 2015)
Allievo di Virgilio Guidi e Giorgio Morandi, frequenta i loro corsi all’Accademia di Belle Arti di
Bologna, tuttavia la prima mostra avviene in terra lombarda, a Milano alla galleria Bergamini
nel 1949, lungo il decennio successivo espone in numerose collettive e personali, in
particolare a Firenze nel 1953 presso Galleria la Torre presentato da Francesco Arcangeli
che poco dopo lo inserisce nel gruppo degli Ultimi naturalisti teorizzato dalle pagine della
rivista “Paragone” (1954). Nel 1956 partecipa alla Biennale di Venezia nel 1959 ed è invitato
alla Quadriennale di Roma, mentre nel 1961 è in Brasile alla Biennale di San Paolo e nel
1962 a quella di Tokyo e poi di nuovo a Venezia nel 1964. La sua pittura risente dell’ambito
Informale, nella declinazione arcangeliana di natura venata da una propensione verso
l’astrattismo. La svolta avviene nel 1966 quando presentato da Giulio Carlo Argan presso la
galleria l’Attico di Roma, compare nella sua pittura una certa inflessione formale che
saranno tipiche dell’arte povera. Una tendenza che si conferma anche un anno dopo,
quando presenta le sue tele presso lo Studio Bentivoglio di Bologna, con uno scritto di
Arcangeli. Gli anni Settanta si aprono con la terza partecipazione alla Biennale di Venezia,
nel 1972, invitato da Renato Barilli. Nel 1973 si trasferisce nella capitale, dove torna a
risiedere nel 2012 dopo un intervallo di vita lavorativa a Parma. Sono gli anni in cui inaugura
importanti mostre personali ed antologiche in Italia e all’estero tra cui C.S.A.C. di Parma,
Istituto Italiano di Cultura a Colonia, Il Museo d’Arte Moderna di Saarbruecken e il Museo
d’Arte Moderna di Saarlouis, la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna, L’unione
Culturale Franco Antonicelli di Torino, La Casa del Mantegna a Mantova, La Galleria
Comunale d’Arte Moderna di Spoleto, il P.A.C. di Milano, la Pinacoteca di Ravenna, la
Galleria Civica di Modena, Palazzo Forti di Verona, la Galleria Civica d’arte contemporanea
di Trento, la Loggetta Lombardesca, il Museo della Città di Ravenna, il Palazzo Comunale
di Salò, il Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma, il
Teatro Farnese di Parma, il Palazzo Sarcinelli di Conegliano, la Civica Galleria di Lissone, il
Museo Bocchi di Parma, il Castello Masnago di Varese, il MACRO di Roma, il Museo
Palazzo de’ Mayo di Chieti.
Durante il suo soggiorno a Parma riceve numerosi premi alla carriera, tra cui il Premio
Lissone 2002, il Premio Marina di Ravenna, il Premio Guglielmo Marconi, Il Premio G.B.
Salvi a Sassoferrato (Ancona), la Targa Ricordo Volponi a Bologna, la mostra omaggio al
MACRO di Roma. Nel 2009, sotto la Presidenza di Marcella Valentini Bendini, viene
costituito a Parma l’Archivio dell’opera di Vasco Bendini, poi trasferito a Roma. Vice
Presidente Irene Santori. Infine nel 2012 viene presentata l’ultima monografia dell’artista
alla Accademia di San Luca di Roma

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